Ora abbiamo visto come il "contare per oggetti" (pietre, tacche, dita) introduce dei simboli numerici, pur mancando ancora il concetto di numero. Il primo problema che tali metodi pongono è che se si vuole contare anche arrivando a quantità piuttosto elevate, avere un solo simbolo per ogni unità rende il tutto piuttosto ingombrante: per un gregge di 100 o più pecore diventa un po’ difficile procedere con centinaia di sassi o tacche su bastoni. Il bisogno di un metodo più efficiente si presenta presto.
La soluzione che supera questo problema è quella di usare più simboli, con valori diversi; ad esempio un modo ancora in uso presso alcune tribù dell’Africa Occidentale per contare le loro mandrie è quello di infilare conchiglie forate in cordicelle di diverso colore: quelle nella cordicella bianca rappresentano un’unità, ma quelle nella azzurra rappresentano dieci capi di bestiame e quelle in quella rossa cento (vedi Fig. 2.4).
Fig. 1.5
Questo rappresenta un gran passo concettuale: non si fa più solo una corrispondenza biunivoca fra "oggetti da contare" e "oggetti simbolo"; i simboli acquistano valori diversi (in questo caso a seconda del colore della cordicella, in altri a seconda della forma, o della posizione), e questo è un passo notevole verso la padronanza simbolica del numero.
Come possiamo vedere nell’esempio precedente, siamo di fronte ad un "contare in base dieci" analogo al nostro modo di rappresentare i numeri con le cifre. L’uso di una base per contare si è sviluppato in modi diversi in diverse parti del mondo; si rintracciano in varie popolazioni il contare con base 5, oppure 20 (Maya, ad esempio) o 12. I resti di queste numerazioni rimangono nelle varie lingue; resti di un conteggio in base venti sono le parole francesi come Quatrevingts = 80 oppure Quatrevingts-dix = 90, o score = 20 in inglese. Resti di un conteggio per dozzine sono la parola Grosse (in francese, anche in italiano commerciale "grossa") per indicare 144 (dodici dozzine, 122).
Presso i Sumeri era in uso la base 60, della quale ci rimane l’uso nel misurare gli angoli ed il tempo (minuti, secondi), dovuto al fatto che i popoli della Mesopotamia sono stati i più grandi cultori dell’Astronomia nell’antichità.