Musicoterapia Veneto

Giuseppe De Nicolao: Le politiche della ricerca al tempo dei rankings

Di Redazione ROARS 7 marzo 2014

Rimpicciolire il testoIngrandire il testo

Intervento di Giuseppe De Nicolao, Università di Pavia, ROARS

Nel 2010 l’Università di Alessandria si è classificata 147-ma nella classifica di Times Higher Education e quarta nella sottoclassifica dell’impatto citazionale, davanti a Stanford e Harvard. Non solo, ma l’exploit era dovuto alle eccezionali prestazioni bibliometriche di un singolo ricercatore. Ma questo è solo un esempio degli svarioni commessi dalle classifiche internazionali degli atenei, la cui validità scientifica traballa se si procede ad un’analisi delle loro fondamenta metodologiche. Nel caso dell’Italia, in particolare, il quadro generale appare molto diverso se si confrontano con altre nazioni le statistiche internazionali dei singoli indicatori, a partire da quelle di produttività scientifica per arrivare al rapporto docenti/studenti o alla spesa rapportata al PIL. A molti, però, i rankings appaiono un male necessario: come ripartire le risorse senza ricorrere a qualche classifica? In realtà nel Regno Unito la valutazione della ricerca, il famoso RAE, evita esplicitamente il ricorso a qualsiasi classifica. Ma se i rankings non hanno base scientifica e non sono nemmeno un male necessario, a cosa servono? Come ben spiegato da un recente documento OCSE, servono a supportare delle “narrative”. Si tratta di una narrativa il cui senso complessivo è quello di favorire la concentrazione delle risorse in poche “world class universities”. Un modello la cui validità e sostenibilità sono però ormai messe in discussione.

Sito internet Roars

Video

[ Pubblicato on-line il 12 febbraio 2018 ]
Cookies - Sito realizzato con SPIP da HCE web design