Musicoterapia Veneto

Il supporto del corpo e la sua storia

Video di Carlo Sini

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Carlo Sini parla del corpo come supporto. L’uomo non si è liberato da una visione intellettualistica del corpo che potremo dire anche cartesiana.

Rapporto tra biologico e culturale.

Noi non ci siamo liberati da una oggettivazione intellettualistica del corpo, quella appunto cartesiana. Continuamente noi siamo indotti a ripetere una strada che ha avuto una grande virtù e tutt’ora ha una grande importanza, cioè oggettivare il corpo è una cosa importante naturalmente. È un sapere rilevante che dà luogo a conseguenze delle quali non potremo fare certamente a meno. Però al fondo di questo c’è anche una grande superstizione e c’è anche un grande pericolo, c’è anche una grande mancanza di comprensione della tematica stessa relativa al rapporto tra il corpo e l’anima. Badate che vuol dire tra biologico e culturale non mettendo in discussione questa stessa partizione e quindi Cartesio è ancora la e quindi ancora domina con la sua straordinaria strategia perché certamente ha aperto tutti i saperi moderni relativi alla natura, al corpo, rex estensa come diceva lui. E quindi non potremmo farne a meno di questo gesto. Ma qual è il senso di questo gesto? Questo ce lo dobbiamo necessariamente chiedere.

Il corpo come linguaggio prelinguistico, preverbale.

Prendiamo il “supporto”, come esempio, e poi lo riportiamo al corpo.
Qual è il supporto di scrittura con il quale noi siamo avvezzi? Oggi cominciamo ad avere altri supporti rispetto a quelli tradizionali ed è una cosa importantissima come tutti sappiamo. Ma tradizionalmente il supporto è il supporto cartaceo sul quale noi scriviamo con le lettere dell’alfabeto. E cosa significa questo gesto di scrittura? Sostanzialmente noi registriamo su un foglio attraverso i 21, 22 segnetti dell’alfabeto, le lettere, registriamo quelli che sono i gesti espressivi del linguaggio orale, del linguaggio verbale. Quello che sto facendo ora, che non è soltanto voce, naturalmente, è gesto, è espressione, è movimento del corpo, è intonazione musicale delle parole ecc. Tutto questo viene trascritto e viene trascritto in maniera così efficiente che noi possiamo, guardando i segnetti dell’alfabeto sul foglio di carta, immaginare le espressioni che essi hanno tradotto nel loro corpo artificiale. Quando io leggo immagino un corpo vivente in azione, tanto più se è una scena letteraria, per esempio, o un copione teatrale ma anche se è semplicemente un trattato teorico in cui immagino la voce del professore che enuncia queste proposizioni.
...bisogna ricordarsi che i saperi scritti sono i più potenti saperi dei quali disponiamo, però non parlano da soli, come diceva già Platone, la scrittura non parla. E quindi bisogna riconsiderare tutto quello che diciamo quando diciamo del corpo. E anzitutto non accettare che si possa dire tranquillamente che c’è un corpo biologico e un corpo culturale, perché “corpo biologico” è un’espressione culturale. E se è un’espressione culturale allora bisogna capire di che cosa stiamo parlando in quanto usiamo un’espressione culturale che vuole dire una cosa diversa da quella che dice.

Il supporto del corpo.

Quando parliamo del corpo, il corpo è supporto a se stesso. Come fa il corpo ad essere supporto delle sue stesse oggettivazioni, delle sue stesse proiezioni? Si potrebbe dire supporto del suo diventare esosomatico, extracorporeo. Considerare il corpo come già una macchina. Il corpo, perché lui stesso diventa macchina, altrimenti non avremmo mai le macchine. Non son venute dal cielo le macchine ma sono venute dalla duplicità del corpo come soglia attraverso la quale si costituisce la sua naturale estraneazione e quindi la sua storia. La storicità delle sua progressive incarnazioni, reincarnazioni, estroflessioni ed introflessioni.
Come accade questo al corpo? Se noi non guardiamo bene questo punto rischiamo di perderci. Ecco perché ho scelto di parlare solo di questo. Cercare di farvi vedere come fa il corpo a diventare supporto di se stesso, a diventare estroflessioni in qualcos’altro.
Parto semplicemente dal corpo in azione, cioè quello che sto facendo io che state facendo voi. È il vissuto originario per un fenomenologo. Partiamo dal corpo in azione che è già due, doppio. È già doppio in tutti i corpi in azione non solamente in quello umano.
Ma per altro verso, nel suo modo di agire, il corpo discrimina l’azione dal mezzo. Nell’azione, in quanto l’azione non è una reazione a caso è una reazione estetica, fatta di reazione sensoriale, di reazione che è appunto reazione alla provocazione del mondo, in quanto azione che ha una finalità, si muove verso un fine. Allora per il fatto stesso che questa azione si muove verso un fine, il fine, vedete, torna indietro e fa di questo essere in azione, in movimento del corpo in azione, un mezzo.
E probabilmente la struttura del corpo è nata forgiandosi nelle finalità tradotta in mezzi: due gambe per arrivare la, due piedi per camminare sin la. Allora il corpo non è più semplicemente un corpo vivente in azione è un corpo vivente che è intenzionalmente teso verso una finalità e questa finalità gli restituisce l’azione del suo corpo come un’azione di corpo, mezzo, strumento, cosa per.

Carlo Sini
Già professore di Filosofia teoretica presso l’Università di Milano, è membro dell’Accademia dei Lincei, ha sviluppato un rilevante approccio teorico ai legami tra filosofia e scrittura, con particolare riguardo all’alfabeto greco inteso come forma logica del pensiero occidentale.

[ Pubblicato on-line il 18 giugno 2013 ]
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