Musicoterapia Veneto

La scoperta della voce

Daniele Gambini

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Daniele Gambini, dottore in musicologia, pianista, compositore, sordo dalla nascita.

La scoperta della voce

Con grande piacere sto scoprendo [1]di avere una voce che canta e che intona mentre mi accompagno al pianoforte.
È bello sentire che l’intonazione del suono richiede la verifica dell’esattezza della sua vibrazione all’interno del proprio corpo; suono e vibrazione interna devono corrispondere e, soprattutto, si tratta di ascoltare dove si posiziona la voce dentro il proprio corpo.
La posizione della voce nel corpo mi aiuta a comprendere i tipi di intervalli che sto cantando. Ciò facilita la memoria dei suoni non come fatti fisici, che hanno un’altezza e una frequenza come valori assoluti, bensì intesi come capacità ed elasticità d’intonazione. L’orecchio assoluto è una cosa bella, ma l’orecchio relativo educa alla musica, all’ascolto del respiro, alla concentrazione ed è una cosa molto più profonda rispetto al primo perché ti aiuta ad andare alla ricerca del senso di quello che stai facendo con la voce. Avere un orecchio relativo buono è, per me che amo la musica, una continua ricerca, un’attenta e costante scoperta delle caratteristiche del suono attraverso il respiro, la ricerca del bello e del controllo di ciò che tiro fuori con la voce.

Ho cominciato con le vocali U, O, A, E, I.
La profondità del senso di questi suoni mi era sconosciuta prima di iniziare ad intonarli.
Ascoltare il suono della vocale U, che parte dalle nostre cavità corporee più basse, è stata una delle percezioni sonore-corporee più belle. Piedi, gambe, torace, mani, braccia, bocca e testa sono coinvolte nella vibrazione al momento dell’emissione della vocale U.
Il suono di questa vocale parte dal basso e sale su attraversando tutto il mio corpo per giungere alla cavità orale, in cui il movimento dell’aria riesce a farmi percepire le estremità labiali come se fossero le punte estreme della U e il resto del mio corpo come se fosse la sacca della lettera intonata. A questa lettera coincide una forma particolare della bocca, un po’ semichiusa con le labbra molto ravvicinate. Questa posizione facilita l’emissione sonora della vocale U, dandole una caratteristica d’intonazione piuttosto grave. È interessante vedere che la forma della lettera-vocale U è circonflessa verso l’alto proprio come la direzione del movimento del suo suono nel nostro corpo al momento dell’intonazione.
Chi ha disegnato la lettera U ha ascoltato prima il suo suono dentro di sé , poi ha tracciato una stilizzazione grafica che rappresentasse la direzione del suono. Quindi ascoltare i suoni significa ascoltare la propria voce per ascoltare sé stessi, le proprie emozioni, i propri stati d’animo e le reazioni del proprio corpo.
La teoria deriva dalla pratica che è studio di s
é stessi attraverso il Fare musica, Suonare e Cantare.

Ascoltare il suono della vocale O:
il fascino di questa lettera sta nel senso di riempimento che dona a chi la intona o la pronuncia cantando.
La percezione vibratoria è quella di un allargamento del suono in senso orizzontale e che abbraccia la totalità delle mie parti in un modo molto dolce e pastoso, come se entrassi in uno stato di trance.
Da un punto iniziale il suono si allarga estendendosi sempre più tanto più dura la sua emissione.
Nel mio caso il punto di partenza è la cavità orale ed abbraccia la pienezza delle guance per giungere alle altre parti del mio corpo.
La vibrazione del suono non fugge da me; è racchiusa nelle mie membra. Da qui ho incominciato a prendere coscienza del controllo della voce. Attraverso una forma particolare della bocca si emana un particolare tipo di timbro e di altezza. Il suono della O è un poco più chiaro della U e la posizione delle labbra è leggermente più aperta rispetto a quella della U.
Il movimento del suono che percepisco assomiglia ad una ventata d’aria interna che gonfia il corpo in linea orizzontale e lo fa vibrare sino a quando non cesso di produrre il suono. Esso, il suono, rimane intrappolato dentro di me proprio come è chiuso il disegno della vocale O.
Se cambio la forma della bocca ho detto che cambia il tipo di suono, infatti non riesco a pronunciare la U tenendo le labbra in posizione per intonare la O. Se ci riesco, ho notato, devo falsare la voce cambiando timbro ed altezza del suono.
Quindi timbro ed altezza del suono sono strettamente correlati fra loro attraverso la forma del contenitore, che è una cassa di risonanza.
È bello constatare che noi siamo ancor più di uno strumento musicale!

Ascoltare il suono della vocale A:
con l’intonazione di questa vocale si riceve e si accoglie tutto il flusso dell’aria dall’alto verso il basso.
Come dice Giulia Cremaschi Trovesi, è la lettera dell’amore che tutto accoglie per conoscere e capire.
La vibrazione della lettera A, per quanto mi riguarda, parte dall’alto, più precisamente da un punto interno della bocca, per scendere giù in tutto il corpo allargandosi sempre più proprio come la stilizzazione grafica di questa vocale ha una forma piramidale.
Per la sua pronuncia devo allargare o aprire bene le labbra in direzione verticale ed ho notato che il timbro diventa sempre più chiaro e il suono più acuto.
Con questa vocale faccio più fatica a controllare il flusso d’aria nel passaggio della pronuncia da una vocale all’altra, ad. es: U – O - A.
Non riesco ancora a controllare il movimento vibratorio fra la O e la A, infatti sento uno spostamento d’aria interrotto, poco fluido.
Questo accade perché non sono ancora abituato al controllo dei muscoli facciali, della lingua e del movimento delle labbra. La soluzione del controllo sta nel tenere ferme le labbra e la lingua mentre si passa da una lettera all’altra. È questione di pratica, ma è bello notare che, attraverso l’errore si può trovare la soluzione prendendo coscienza di nuove acquisizioni interiori per migliorarsi.
La conoscenza e consapevolezza del proprio corpo aiuta il raggiungimento di una certa armonia e scioltezza per svolgere determinati compiti, non per dire quanto sono bravo, ma per dire come siamo belli perche’ coscienti di ciò che siamo .

Ascoltare il suono della vocale E:
è la lettera del sorriso, la più aperta e forse la più dolce.
L’ascolto della voce durante l’intonazione della vocale “e” mi porta a percepire una vibrazione intensa nella bocca e nei piedi, mentre diminuisce nel petto.
Il suo controllo dipende molto dal pensiero e dall’attenzione che si pone nel movimento d’apertura delle guance per riuscire ad ottenere un suono dolce e morbido. Nei piedi, la vibrazione possiede un tratto molto forte all’inizio, per mantenersi costante tanto riesci a controllare l’emissione del fiato.
La stilizzazione della E potrebbe essere paragonata al nostro corpo. La stanghetta verticale della vocale rappresenta il nostro busto compreso di gambe e testa, i trattini orizzontali dicono come l’intensità del fiato si trasmette nel nostro corpo.
La forma della bocca è molto aperta in linea orizzontale, a mo’ di sorriso e trova una giusta posizione per la sua pronuncia ed intonazione. Mi regala una piacevole sensazione di assorbimento del suono.
La percezione del controllo si identifica in me con il piacere delle cose e del fatto che esisto perché sono io a dirigerle per essere protagonista e padrone di me stesso attraverso la conoscenza delle reazioni alle mie azioni.

Ascoltare il suono della vocale I:
è la lettera del comando, del volere, del dolore e del pensiero!
Essa possiede un timbro più duro rispetto le altre e la sua vibrazione sonora tende a salire in alto ed è concentrata soprattutto nella testa. Per me è la più faticosa da controllare, nel senso che il suo suono tende ad un timbro molto nasale ed è poco naturale.
La pronuncia di questa vocale richiede una forzatura nell’apertura delle guance, tesa verso l’esterno.
La direzione della vibrazione è verticale proprio come la stilizzazione grafica della lettera e parte dal ventre per giungere alla testa.
Inconsapevolmente indichiamo tante cose con questa vocale:
- rabbia;
- idea;
- volere;
- dolore;
- gioia.
Basta cogliere semplicemente dove si posiziona la vibrazione in questi casi e noteremo che è la stessa in ciascuno.
La posizione di ciascun caso corrisponde alla vibrazione della I.
Il suono è dentro di noi, bisogna però ascoltare il nostro corpo per comprenderlo.

Per arrivare a queste considerazioni sulla voce ho dovuto prendere coscienza che il mio corpo assorbe continuamente vibrazioni, e devo continuamente abituarmi a questo tipo di ascolto vibrante, interiore e personale perché specifico per ciascuno di noi!
La vibrazione, che dona la voce, parte dentro di noi ed è generata dal muscolo del diaframma.
Sono stati i suoni del pianoforte che hanno contribuito alla conoscenza del mio corpo.
Sotto la guida di Giulia Cremaschi Trovesi sto imparando a dosare, a comprendere, a sfruttare le possibilità della voce attraverso la musica. Tutto quello che ho narrato prima non l’avrei compreso se non ci fosse stata la musica attraverso le vibrazioni sonore del pianoforte che entravano in me perché ero strettamente a contatto con la cassa armonica dello strumento.
Partendo dal corpo, che è una cassa di risonanza (corpo vibrante), ho “toccato” l’esistenza del diaframma per rendermi conto del suo controllo per l’intonazione dei suoni.
Prima di questo momento non riuscivo ad intonare al di sotto del La2, mentre adesso riesco a giungere sino al Fa1 e a volte al Do1.
Come ho fatto?
Per un sordo, come me, l’esistenza del suono è fondamentale e la musica aiuta tantissimo perché arricchisce la persona nella sua crescita e conoscenza di sé stessa.
Non si finisce mai di ascoltare!
Per un sordo, il suono e la musica sono la conferma stessa di una corretta intonazione, e soprattutto l’esigenza di un’armonia corporea in continua evoluzione .
Se all’inizio ho avuto bisogno di un contatto stretto con la materia dello strumento per ascoltare le vibrazioni, adesso sto imparando ad ascoltare le vibrazioni per via aerea senza la presa diretta sullo strumento, perché lo strumento che riceve e risuona è il mio corpo.
Comunque l’intonazione dei suoni si è, in me, sempre più allargata grazie al sentire il mio diaframma che si muove, si allarga, si restringe, si tira, si rilassa con le mani che suonano la tastiera del pianoforte.
Le mani sono la via di comunicazione fra la vibrazione sonora e il mio corpo e il diaframma.
Questo muscolo si muove quando intono, facendomi comprendere quando sono all’unisono con la frequenza emessa.
Per questo, per un sordo , la musica è fondamentale, è conferma di una giusta intonazione, è forma, è armonia, è melodia, è ritmo, è sonorità e emozione. Forse la cosa più completa che ci sia!
L’allargamento della mia estensione vocale verso il grave è finalizzato a farmi acquisire gli armonici di un suono fondamentale. Gli armonici sono la base per la ricchezza timbrica e la bellezza di uno strumento o di una voce!
La pratica che faccio con la voce consiste nell’accompagnarmi al pianoforte mentre intono le vocali U – O – A – E – I sulla fondamentale dell’accordo.
Con l’accompagnamento pianistico disegno un arpeggio dell’accordo stesso. Per evitare che la fondamentale dell’accordo vari al cambiare della vocale, tengo fissa la lingua sui denti del palato inferiore curando che l’emissione del fiato sia sempre uguale e costante. Le labbra sono un organo sensibile per comprendere la differenza e lo spostamento del fiato nel corso della sua emissione.
Con la voce scendo sempre più verso il grave curando la giusta corrispondenza vibratoria fra suono e voce attraverso il diaframma.
Devo ancora esercitarmi sui rivolti degli accordi per comprendere bene come la voce entri in consonanza con questi.
I rivolti di un accordo sono più dissonanti rispetto all’armonia fondamentale, perché sovrappongono gli armonici di una nota diversa all’armonia principale.
Ma ascoltando la vibrazione con il diaframma si può comprendere il grado di consonanza che esiste.

Ho provato a giocare cantando sulla parte di Leporello nel Don Giovanni di Mozart (notte giorno faticar).
È stata la prima esperienza in cui mi sono reso conto della posizione della voce nel mio corpo e ciò ha cominciato a darmi un po’ più di fiducia, perché conoscere la propria voce rende più autonoma la persona.
Sotto l’accompagnamento pianistico di Giulia, cercavo di ascoltare la corrispondenza all’unisono fra la mia voce e la melodia eseguita al pianoforte.
Ma la risposta era il mio corpo, quando sbagliavo si generava dentro di me una vibrazione sgradevole che mi faceva comprendere se l’intonazione era corretta oppure no.
Le difficoltà nascevano quando la parte d’accompagnamento si staccava dalla melodia e quindi non avevo nessun riferimento a cui appoggiarmi.
Cercavo di darmi dei punti di controllo sulla corrispondenza fra voce e pianoforte in determinati passaggi, ma non sempre riuscivo.
In seguito ho compreso che era molto più importante ascoltare la posizione della voce dentro di me a seconda degli intervalli che intonavo.
Gli intervalli di quarta, di quinta, l’unisono, di terza e sesta maggiore e minore, hanno un luogo preciso nel corpo, che va continuamente studiato perché varia a seconda delle altezze che si desidera intonare.
Quindi il riferimento è la posizione della voce dentro di sé!
Non sono ancora un cantante però un pensierino ce lo farei, perché la gioia di utilizzare uno strumento musicale interiore dona conoscenza di sé, controllo di sé, cura di sé e quindi autonomia, sicurezza e fiducia in sé.

Note

[1Si tratta di un documento autobiografico, parlo di me stesso. Sto scoprendo che la mia voce può modularsi nel canto all’età di trentadue anni. Per tutti gli anni precedenti, nonostante gli studi musicali, non mi è stato possibile intonare la voce.

[ Pubblicato on-line il 21 giugno 2013 ]
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