Musicoterapia Veneto

31 dicembre 2020

Musicoterapia, Una professione

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Ogni formazione professionale consta di molteplici saperi che convergono verso una specificità.
Assumendo la metafora dell’intreccio necessario a creare un cesto, come cita il prof. Paolo Cerlati mentre descrive la complessità della musicoterapia (https://youtu.be/AYfx7Hsaoa8), in cui le singole fibre, il midollino ad esempio, rappresentano i vari saperi necessari alla formazione di un musicoterapista, l’immagine complessiva che ne traiamo è quella di un manufatto in cui pur nella sua completezza definitoria restano ben riconoscibili i singoli elementi che lo compongono. In altre parole, un musicoterapista per professarsi tale affronta un cammino di conoscenza attraverso diverse discipline umanistiche e scientifiche che lo condurranno non ad essere ad esempio un filosofo, un fisiologo, un medico, uno psicologo, bensì un professionista in musicoterapia.
Già nel 1653 William Brouncker riferendosi al “musico completo”, elenca una serie di conoscenze complesse che gli devono appartenere per giungere alla sintesi di ciò che egli vuol essere, un musico. Così la musicoterapia, quale fenomeno complesso richiede a coloro che la praticano un insieme di saperi a tutto tondo intorno all’uomo per esprimere la propria arte di coniugare le infinite possibilità musicali.
L’esempio del contrappunto quale arte di sovrapporre due o più linee melodiche (Enciclopedia della musica – Garzanti, terza edizione, 1978, pag. 136) fornisce una ulteriore metafora per sottolineare un aspetto a nostro avviso importante: ogni linea melodica in questa arte musicale compositiva è a sé stante, ma la sovrapposizione con le altre linee melodiche dà vita ad un’opera con una propria identità. Cioè a dire che la musicoterapia, pur nella sua complessità, non dovrebbe essere ancilla di nessun sapere che concorre a definirla, ma arte autonoma, il cui nucleo centrale ed imprescindibile si fonda sulla musica.

Definizione di “musico” di William Brouncker, 1653, tratta dalla prefazione al “Compendio di Musica” di Cartesio

“Al musico completo … si richiede più di una conoscenza superficiale di tutti i generi del sapere umano. Infatti, egli deve essere un fisiologo, per dimostrare la creazione, la natura, la proprietà e gli effetti di un suono naturale. Un filologo, per indagare sulla sua prima invenzione, istituzione e successiva propagazione di un suono artificiale, o musicale. Un aritmetico, per essere in grado di spiegare le cause dei moti armonici coi numeri, e svelare i misteri della nuova musica algebrica. Un geometra: per dedurre, nella loro gran varietà, l’originale degli intervalli consonanti e dissonanti – dissonanti attraverso la divisione geometrica, algebrica e meccanica di un monocordo. Un poeta: per conformare i suoi pensieri e le parole alle leggi dei numeri precisi, e distinguere l’eufonia delle vocali e delle sillabe. Un meccanico: per conoscere la struttura squisita e la fabbrica di tutti gli strumenti musicali … Un metallista: per esplorare le differenti contemperazioni del baritono e dell’ossitono, ossia dei metalli intonati al grave o all’acuto in forma di campane intonate per i rintocchi ecc. Un anatomista: per convincere circa il modo e gli organi dell’udito. Un melotetico, per progettare un metodo dimostrativo di composizione, o disposizione di tutti i toni e le arie. E, da ultimo, egli dev’essere a tal punto un mago da eccitare lo stupore trasformando nella pratica i taumaturgici, meravigliosi segreti della musica: penso alle simpatie ed antipatie tra i suoni consonanti e dissonanti … e infine, la musica criptologica, attraverso cui le segrete idee della mente possano essere comunicate, col linguaggio dei suoni inarticolati, a un amico a grande distanza”.

Tratto dal libro di Fabrizio Festa, Musica Suoni, segnali emozioni. Collana quadrifogli, dicembre 2009

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