Musicoterapia Veneto

17 giugno 2021

MUSICOTERAPIA RELAZIONALE: LA RELAZIONE NEL CORPO

La riflessione di come la musica sia al centro dell’attività musicoterapica e come essa sia per sua natura relazione, ha posto in essere dubbi e domande attorno alle quali si snodano una serie di considerazioni.

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L’inizio

La mission della musicoterapia, dai più sottoscritta è quella di aprire canali di comunicazione. Chiaramente poter comunicare diviene atto essenziale per entrare in relazione gli uni con gli altri. La domanda che ora sorge è: “nel momento in cui la musicoterapia ha trovato e consolidato possibili vie comunicative ha concluso il proprio compito?"

Personalmente credo che la questione debba essere intesa da un altro punto di vista che implica una più ampia attenzione alla Persona. Non si tratta unicamente di rendere possibile una forma di comunicazione, una espressione personale, in quanto proprio la ricerca di questa parte vitale per ogni essere umano non può che portare ad un legame. Un legame, un rapporto reciproco, interconnessione tra due o più soggetti è la definizione di relazione in riferimento alle persone, e la relazione non è esclusivamente l’apertura di canali comunicativi.

I dubbi

Da tale punto di vista allora qual è il focus del mio intervento di musicoterapia? È il disvelamento innanzitutto delle potenzialità di ognuno? È la ricerca della fioritura di quelle potenzialità? È l’accompagnare la persona verso una acquisizione di benessere? È certamente tutto questo, e molto di più, probabilmente; restando nell’ambito del benessere, lo star bene necessita di un apprendimento, come tutto ciò che non ci appartiene, a volte semplicemente esperire che si può star bene. Se citiamo l’esperienza la riflessione si amplia a dismisura, ciò che in questo frangente personalmente voglio sottolineare è come la relazione che si viene costruendo tra musicoterapeuta e la persona di cui ha cura, può far nascere degli apprendimenti che passano necessariamente attraverso un fare reso possibile da un corpo.

Le considerazioni

Anche il corpo più colpito da gravi malattie, ha la propria espressione, ha un proprio modo di stare nel mondo, anche se le sue mani, ad esempio non sono in grado di gesti comuni e consuetudinari, possono dare vita ad una corrispondenza relazionale.

Dall’etimologia di “relato”, cioè di qualcosa caratterizzato dalla relazione, si evince il suo derivare da riferire ma anche portare indietro. La relazione è costituita da questo scambio comunicativo di andare e tornare, questo contraccambio che non può esimersi dall’emotività. L’emozione per esprimersi ha bisogno di un corpo, l’emozione è corpo: le mani che tremano, la pelle che si arrossa, il cuore che aumenta la frequenza dei battiti…

Alcuni passaggi di quanto finora esposto forse possono sembrare troppo arditi, provo ad esprimere una possibile concatenazione di idee: la pratica musicoterapica è volta ad aprire canali di comunicazione, nel farlo instaura un rapporto tra i due poli che concorrono allo scambio. Questo rapporto si configura come una relazione, la quale implica un apprendimento, (e questo richiama il fattore emotivo che porta con sé la corporeità) se prima non ero in grado di sostenere uno scambio relazionale e attraverso la musicoterapia scopro di poterlo fare, ho imparato una parte importante per il mio benessere. Di conseguenza mi azzardo ad affermare che è nella relazione che si esplicita la cura, è la creazione del rapporto che proprio nel suo farsi conduce a doverci confrontare con noi stessi con le nostre possibilità e limiti. È mettere in campo la fiducia, l’intenzionalità, l’affettività, l’apprendimento. È la relazione un elemento costitutivo dell’educazione, e se consideriamo l’educazione quell’atto consapevole e intenzionale preposto alla crescita allo sviluppo di ogni essere umano, allora a mio avviso la musicoterapia relazionale non può che avere una sfumatura educativa. Ed ancora, una azione educativa non può fare a meno dell’aspetto relazionale, educare è relazionarsi, che ne sarebbe altrimenti della maieutica socratica?

In fine

Attraverso quanto esposto, nella semplice forma di spunti, di domande riflessive, che non vogliono avere carattere di verità, mi permetto una ulteriore considerazione personale: un percorso di musicoterapia che metta al centro la persona e la relazione si costituisce come una pratica complessa che non può basarsi solo su tecniche e metodologie da applicare sterilmente. In gioco c’è tutta me stessa, come musicoterapista, e tutto dell’Altro che mi sta innanzi. Se non sono disposto a mettermi in discussione, non posso chiedere all’altro di farlo. È per tale motivo che, come in altre professioni, si dovrebbe sempre essere in divenire come professionisti oltre che, naturalmente, come persone.

Dott.ssa Mariateresa Marcella Turrici

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